“Conoscersi è la regola, riconoscersi è raro, non perdersi è la splendida eccezione” Massimo Bisotti
Meravigliose le frasi e le citazioni di Bisotti. Personalmente le trovo eccezionali. Illuminanti.
Che definizione potremo dare di Conoscenza? E quanto è importante Conoscersi e Riconoscersi? Pensiamoci un attimo. L’essere umano è un animale sociale e le interazioni con l’altro sono fondamentali. Ma come riusciamo a viverle al meglio queste interazioni? Auto-conoscendosi. Non parliamo della percezione o della conoscenza o dei giudizi che hanno gli altri nei nostri confronti; qui si tratta di comprendere se conosciamo noi stessi, se abbiamo compreso come siamo fatti e cosa vorremmo dalla vita; poi se riusciamo persino a riconoscerci (e dunque ad accettarci e ad amarci per ciò che siamo) raggiungeremo un livello superiore.
Conoscersi e riconoscersi allo specchio: un po’ di storia
Piccolo excursus storico: possiamo azzardare nel dire che i saggi greci hanno introdotto l’Io nel mondo occidentale e per la prima volta l’uomo coincide con la sua interiorità, con la sua anima. Ma cosa può significare conoscere sé stessi, al giorno d’oggi, nell’età moderna? Conoscere sé stessi significa innanzitutto conoscere i propri limiti, perché è impensabile raggiungere la felicità se prima non ci accettiamo appunto per come siamo. Poiché tutti abbiamo dei limiti non bisogna abbattersi al primo ostacolo. Non è mai producente. Piuttosto occorre procedere e guardare oltre, magari all’inizio andando per tentativi fino ad arrivare a capire che esser consapevoli di sé è la chiave.
Cosa ci può bloccare in questa conoscenza? L’insicurezza: ovvero la mancanza di stabilità interiore che sarà dovuta essenzialmente ad una quasi totale inconsapevolezza di chi si è realmente: è come se la nostra interazione con noi stessi in primis, poi con gli altri, con il nostro lavoro, con le nostre normali attività, produca solo dissonanze e vuoti interiori. Ci si sente immersi in una realtà che non ci appartiene, insicuri delle nostre scelte e decisioni, incerti sulla strada da seguire, e non sappiamo più chi siamo e cosa vogliamo davvero. Tutto questo potrebbe provocare l’infelicità!
Conoscersi e riconoscersi allo specchio: l’evoluzione
Come fare allora? Qual è l’atteggiamento giusto? Di certo non dobbiamo fossilizzarci, ma l’accettazione è un punto di partenza fondamentale per intraprendere un cammino evolutivo, o di risveglio spirituale, o di qualunque altra natura sia un passaggio di conoscenza e di scoperta o di riscoperta. Una volta che abbiamo acquisito questa consapevolezza, ognuno può occuparsi di ciò che gli compete, per fare quello che gli riesce meglio. Il segreto sta nel seguire le proprie vocazioni al fine di valorizzare le proprie capacità e metterle al servizio degli altri. Una società giusta basata sul “conosci te stesso” dovrebbe permettere alle persone di fare ciò per cui sono nate. Il lavoro vocazionale è l’unica via che permette all’individuo di svolgere il proprio lavoro con amore e passione, qualsiasi esso sia.
Conoscersi e riconoscersi allo specchio: l’oggetto di valutazione
La via della conoscenza di sé passa anche tramite lo specchio. Già dalla giovane età di un’adolescente, uno dei mezzi di scoperta e di auto-giudizio è proprio questo oggetto amico/nemico. Lo specchio inteso come alleato di valutazione, esplorazione e conoscenza del proprio corpo ad esempio è certamente un buono strumento per conoscersi, ci mostra l’effettiva realtà, la nostra immagine corporea, senza giudizio né accuse. Ma qualora lo specchio si rivelasse un aggeggio infernale, giudicante e sprezzante, dobbiamo ricordare che non è affatto colpa sua, piuttosto i nostri occhi che non valutando in modo corretto, lo fanno divenire un nemico acerrimo di noi stessi/e. Inoltre un atteggiamento negativo con il nostro specchio potrebbe portare a disturbi davvero seri nel tempo; quali sono i campanelli di allarme allora?
- preoccupazione nei confronti di uno o più difetti fisici non oggettivamente rilevabili da parte di altre persone;
- adozione di comportamenti ripetitivi o rituali (guardarsi allo specchio, toccare la parte difettosa, ricercare rassicurazione ecc.) o atteggiamenti mentali (pensieri ossessivi, costante confronto con gli altri, convinzione di essere osservato e giudicato ecc.) in risposta alla preoccupazione per il difetto fisico;
- forte stress, ansia e calo del tono dell’umore causati dalla persistente preoccupazione per il difetto fisico;
- difetto fisico oggetto della preoccupazione diverso dal peso corporeo/massa grassa (in questo caso, è probabile la presenza di un disturbo del comportamento alimentare);
- la consapevolezza che il difetto lamentato sia in realtà minimo o inesistente può essere nulla, parziale o elevata, ma ciò non incide sul grado di penetrazione dei pensieri/comportamenti ossessivi nella vita quotidiana.
In questi casi, purtroppo, anche diete e regimi alimentari eccessivi, non aiutano; evitare il fai da te è il primo consiglio che mi sento di dare se mi trovo di fronte a nuovi pazienti che mi prefigurano un’immagine di sé troppo dura, critica (spesso senza motivi reali) ed autogiudicante in senso dispregiativo. Se la ricerca (distorta o forzata) della conoscenza di sé sfociasse in disturbi e manie, o pensieri altamente negativi, rimando in assoluto al supporto di un professionista in ambito psicologico.

Conoscersi e riconoscersi allo specchio: l’incontro con l’Io
Posto questo, una volta che il mio Io si è rivelato, in modo positivo e costruttivo, possiamo aspirare al riconoscersi. Esattamente. Perché tutti nella vita possiamo passare dei momenti negativi, di buio o di disconoscenza della propria persona; è importante poi sapersi riconoscere la perdita di sé e del proprio valore. Con i mezzi giusti, le persone giuste, si può recuperare tutto. Immaginiamo come fanno i bambini davanti alla propria immagine riflessa: non giudicano quello che vedono o percepiscono, piuttosto con le manine tendono ad afferrare, ad esplorare, a toccare con mano quell’immagine.
Lo sviluppo del bambino, fino dai primi mesi di vita, è destinato ad essere molto articolato e veloce. Una fase molto importante è legata alla presa di coscienza di sè stesso: in questo periodo il bimbo impara a conoscersi meglio e a conoscere il proprio corpo, si rende conto di non essere un’estensione della mamma ma di essere un individuo e sarà in grado di riconoscere la propria immagine riflessa allo specchio. Fino ad allora, invece, quando posto di fronte a uno specchio il bimbo penserà di trovarsi al cospetto di un altro bambino e non capirà che si tratta in realtà proprio di sè stesso.
Lo stupore e i tentativi di interazione che il bimbo farà per avvicinarsi e scoprire “l’altro bimbo”, all’inizio anche con timore o saggiando lo specchio anche con la bocca, ci deve condurre all’idea che conoscersi e poi riconoscersi non deve farci paura, ma piuttosto deve farci aprire gli occhi, renderci consapevoli di chi siamo e di cosa siamo diventati durante il nostro percorso; per poi arrivare a comprendere che i nostri difetti, le nostre cicatrici, le nostre macchie, le nostre forme non solo fanno parte di noi, ma ci rendono unici/uniche, non replicabili, difficilmente riscontrabili in altri corpi.
Dunque: “Conoscersi è la regola, riconoscersi è raro, non perdersi è la splendida eccezione”
E qualora dovessimo perderci, è necessario ritrovarsi, e per farlo, possedere la consapevolezza di sé, avendo compreso che come individuo abbiamo un valore inestimabile, è l’unico modo per vivere appieno la nostra esistenza.
Dottoressa Serena Fioravanti
Neurobiologa e Biologa Nutrizionista
Contatti:
Email: fioravanti.nutrizionista@gmail.com
Cellulare: 3319562402
Instagram: @fioravanti.nutrizionista
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